In Triennale, ieri, è stata inaugurata la mostra "La città fragile" (http://www.triennale.it/index.php?id=1&tbl=0&idq=979), un racconto sui margini, le solitudini e le ombre della città contemporanea. L'erosione delle forme di prossimità tradizionali e dei legami sociali porta allo spaesamento, al perdersi di tanti e alla paura di guardare, quello stesso perdersi, di altri... Una città sicura è una città che si-cura e molti sono, unico dato confortante, gli operatori sociali in atto. Così mentre esistono ormai centri di aiuto definiti di "psichiatria urbana", mi chiedo: e gli architetti cosa fanno?
L'architettura è per forza un'arte sociale. Deve servire a fare stare bene le persone che frequentano quella piazza, che vivono quella casa...
A seguire un certo senso di colpa per non fare abbastanza, per guardare altrove.
venerdì 20 novembre 2009
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