Ho seguito la presentazione, in Triennale, dell'ultimo libro di Andrea Branzi "Ritratti e autoritratti di design". Lavoro interessante e sperimentale perchè fa un'analisi del design a partire dalla storia dei suoi protagonisti, delle persone che stanno dietro le cose e che quelle cose hanno pensato e disegnato....
Giudizi esatti, caustici con grazia, ricompongono lo scenario di un sistema policentrico e articolato.
Alla presentazione è seguito un dibattito sul design contemporaneo (e di conseguenza su quanto appena visto nella settimana dei Saloni), definito autoreferenziale, senza contenuti se non quelli dell' innovazione tecnologica a tutti i costi.
Un design senza cultura, senza domande che inizia a stancare nella sua qualità estetica sempre più raffinata, senza errore, senza azzardo.
Non so se fosse il ruggito di rivolta -e poco compassionevole-, dei vecchi leoni del design presenti e schierati in prima fila (Mendini, Enzo Mari, De Lucchi, ecc.),
so che il confronto è stato acceso, franco e molto poco istituzionale-elogiativo.
A conclusione dei Saloni non si poteva sperare di meglio. Sono quelle cose che poi sei proprio felice di esserci stato.
NB Nessuno ha parlato di amicizia nè di stretti rapporti di fratellanza, eppure hanno attraversato insieme movimenti e storie. I grandi si riconoscono anche da questo.
mercoledì 21 aprile 2010
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